Aperto
al pubblico da fine settembre, il dipartimento “Arts de l’Islam” ha portato una ventata di novità al Museo del Louvre di Parigi. Dopo la piramide di Pei, ancora una
volta l’architettura moderna si installa nel cuore del museo parigino, la corte
Visconti. Opera degli architetti Ricciotti e Bellini e del museografo Piérard,
si tratta di un’ala dall’aspetto leggero, sinuoso e trasparente come quello di
un velo posato sui due piani adibiti a spazio museale.
Di questa novità voglio
sottolineare tre aspetti.
L’impiego
magistrale della mediazione digitale, già presente nei dipartimenti “Degli
oggetti d’arte” e “Delle antichità egizie”, ma per l’occasione rinnovata ed
implementata, si basa sia su dispositivi mobili sia su totem fissi. Questi, grazie
all’ausilio di video e suoni, garantiscono una grande interattività con il
pubblico. Particolarmente interessanti ai nostri scopi sono gli approfondimenti
sulle tecniche produttive, tenendo conto della scarsa considerazione della
quale il “saper fare” gode nella maggioranza dei musei. Per alcuni
tipi di oggetti, come ad esempio la Ceramica a Lustro, sono riprodotte le
differenti fasi di lavorazione, in questo caso: “Fabbricazione dell’oggetto” / “Applicazione
della vetrina” / “Realizzazione della decorazione”; per ognuna di esse gli step
consecutivi sono esemplificativamente illustrati ed animati. Un esempio da
seguire!
È
stato interamente ricostruito un portico Mamluk in pietra calcarea, proveniente
dal Cairo. Datato alla seconda metà del ‘500, non era stato mai più messo in mostra dopo l’Esposizione Universale del 1889. Le pietre che lo costituivano, per un
totale di cinque tonnellate, sono state ritrovate nei depositi del Museo “Les
Arts Décoratifs”, e da quest’ultimo donate al Louvre con l’auspicio di riunire
le collezioni dei due musei. Il portico è stato così ricostituito anche grazie all’apporto finanziario di numerosi mecenati, che hanno
contribuito a tutta l’operazione di apertura delle nuove sale. Si tratta di
un’interessante sfida anche dal punto di vista della conservazione.
L’apertura
di quest’ala è stata l’occasione per porsi degli interrogativi sulla datazione
e la tecnica produttiva di alcuni oggetti come le lampade di moschea e
bottiglie Mamluk in vetro smaltato e dorato, domande a cui si è cercato di
rispondere con indagini archeometriche. Sono stati studiati i corpi vitrei
degli oggetti e i loro smalti tramite spettroscopia Raman, una tecnica non
distruttiva che, grazie all’uso di dispositivi portatili, ha permesso al Ladir,
laboratorio parigino altamente specializzato, di effettuare le analisi
necessarie direttamente nei depositi del museo. Esse hanno permesso di
determinare la palette di pigmenti impiegati per la colorazione degli smalti, uno
fra tutti il lapis lazuli per il blu, e, in base alle materie prime usate, di
determinare classi di oggetti e distinguere parti restaurate o copie. Anche
questo un bell’esempio: cogliere le occasioni di modernizzazione dei musei per
creare nei depositi dei veri e propri laboratori, sfruttando le tecniche non
distruttive e le strumentazioni portatili per conoscere al meglio il nostro patrimonio.
Per
approfondire:
* Grande Galerie – Le journal du Louvre sept./oct./nov. 2012
n.21. Rivista
*A Collinet, AC Daskalakis Mathews, C Juvin, S Makariou, C Maury, C Déléry, G Fellinger, D Miroudot, Annick Neveux-Leclerc, R Rante, Sous la direction de Sophie Makariou, Les Arts de l'Islam au musée du Louvre,
2012. Catalogo
* AC Daskalakis Mathews, Le porche mamlouk,
2012. Saggio
Per
approfondire “ArcheoMetricaMente”:
* Ph
Colomban, A Tournié, MC Caggiani, C Paris, Pigments
and enamelling/gilding technology of Mamluk mosque lamps and bottle, Journal of
Raman spectroscopy, (2012), published on line, DOI 10.1002/jrs.4101.
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