Le varietà di tè, la seconda bevanda al mondo dopo l’acqua,
sono conosciute con i nomi dei suoi diversi colori. Al contrario di quello che
generalmente si pensa, queste varietà non provengono da diverse piante, ma
tutte, ad eccezione del tè rosso, dalla medesima, il tè appunto, Camellia sinensis. I differenti colori e
le caratteristiche di ciascun tipo, sono dovuti alla lavorazione e preparazione
delle foglie dopo la raccolta: si tratta per lo più di processi di ossidazione,
torrefazione e fermentazione che possono essere portati a termine o meno, dando
così vita al tè nero, tè giallo, tè bianco, tè verde e tè blu-verde.
Per noi appassionati di cultura materiale, di tecnologia e
di incroci fra cicli produttivi, è interessante notare come la storia del tè
sia strettamente collegata a quella della ceramica (in senso lato) ed abbia in
qualche modo condizionato non solo l’ideazione di diverse forme, ma anche
alcune scelte tecnologiche. Fra il VI ed il X secolo, ad esempio, la produzione
del tè in Cina ebbe un forte impatto sull’industria ceramica: si moltiplicarono
le semplici e austere creazioni in gres; il gres scuro, in particolare, dava
forma a delle coppe dette temmoku, considerate
le più adatte a mettere in risalto la schiuma chiara del tè in polvere che
veniva battuto mischiandolo con acqua bollente. La scoperta, intorno all’anno
mille, di giacimenti di caolino in Cina meridionale, permise lo sviluppo
dell’industria della porcellana su grande scala. Fu per i consumatori di tè che
si andarono sviluppando le coppe in celadon e porcellana bianca e blu, e, dal
decreto imperiale del 1391 in base al quale il tè doveva essere consumato solo sotto
forma di infusione, le teiere. L’imperatore Kangxi (1662-1722), presi ad
esempio gli smalti su rame provenienti dalla Francia, ne commissionò delle
riproduzioni su porcellana dando luogo ad oggetti vivaci con forti contrasti di
colori e smalti molto luminosi. Dall’Europa provenne inoltre
uno smalto rosa, realizzato con oro colloidale (cosiddetta porpora di Cassio), che ben si armonizzava col biancore della
porcellana. Fu così che la Cina divenne un grande esportatore non solo, a partire
dal 1606, di tè, ma anche di porcellana, che dal XVIII secolo fu poi imitata e
prodotta anche dalle manifatture europee di Delft, Rouen, Meissen e Sèvres.
Questa meravigliosa storia è narrata nella mostra: “Le thé.
Histoire d’une boisson millénaire” aperta fino al 7 Gennaio 2013 presso il
Musée Guimet di Parigi, museo di arti asiatiche. Il dispiegarsi della storia
del tè si concretizza nell’esposizione di documenti, libri, ma soprattutto
oggetti legati alla sua produzione e degustazione.
Si tratta di una mostra molto interessante anche dal punto
di vista museologico. In un percorso “multi-sensoriale” il visitatore è
invitato a sentire il profumo di differenti tipi di tè, a toccare le diverse
texture che lo stesso può assumere, a perfino ad assaggiarlo…Peccato che a metà
del periodo previsto i rifornimenti siano già terminati!
Per approfondire:
* JP Desroches, Le Thé - Histoires d'une boisson millénaire,
2012.
* S Pierson,
The Movement of Chinese Ceramics:
Appropriation in Global History, Journal of
World History, Volume 23, Number 1, pp. 9-39, 2012.
Solo alcuni spunti per approfondire “ArcheoMetricaMente”
* JM Miao, CL
Lv, H Li, TM Chen, Non-destructive
analysis of ‘original’ Song Dynasty Guan Wares and later imitations from the
Palace Museum collections, Beijing, Archaeometry, 54, 6 (2012) 955–973.
* MS Tite, IC Freeston, N
Wood, An investigation into the
relationship between the raw materials used in the production of Chinese
porcelain and stoneware bodies and the resulting microstructures, Archaeometry
54, 1 (2012) 37–55.
* J Zhu, C Wang, A discussion on raw materials used for ancient Chinese porcelain, in I. Turbanti Memmi (editor), Proceedings of the 37th International Symposium on Archaeometry, 12-16 May 2008, Siena Italy.
English Version
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